Quando t’incazzi e non sai a chi rivolgerti
Quando ti svegli dentro un tubo di plastica..
e ci stai stretto.. lì. dentro.. ma non riesci a uscire.
Non respiri..
La bocca dello stomaco opprime.
Il tubo stringe intorno al collo. l’aria si satura.
Provi ad uscire..
forse un po’ d’aria fresca ti aiuterebbe..ma niente .anzi.
clacson. Urla. Sirene. tazzine sbattute sopra macchine da caffè. tutto amplificato.. lì dentro.
Nessuno riesce a vederlo..
Nessuno può accorgersi che stai per crollare.
senza più un fiato in gola.
Vaffanculo!
È possibile che nessuno veda. che nessuno riesca a notarti…
È possibile che nessuno ti capisca?
È possibile che nessuno ti aiuti a liberarti?
È possibile che sia solo…ancora.
Torni a casa stanco… di tutto…di tutti.
Provi a distrarti con la tv..
e per un po’ sembra che il tubo molli la presa.
Ma poi ricomincia a stringere. più di prima…
ti alzi dal divano….Corri in bagno. vomiti.
Non intendi arrenderti..
Non vuoi mollare come un qualsiasi stronzo. inerme.
Ma forse è meglio tornare a letto…pensarci domani.
Ma forse è meglio lasciarsi scorrere tutto… con più leggerezza.
Ma forse è meglio non lasciarsi sopraffare…da tutto.
Ma forse dovrei imparare ad arrendermi agli eventi…Ogni tanto.
A volte dovrei saper perdere. ritirarmi. riacquistare forza.
È così che inizio a sciogliermi.
il pugno premuto contro lo stomaco allenta la pressione.
Riprendo a respirare… quando riconosco la sconfitta…